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5 settembre 2021 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel


XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Is 35, 4-7° - Gc 2,1-5 – Mc 7,31-37


Avete sentito il grido della folla?

"Ha fatto bene ogni cosa!” (Mc 7,37)

A che cosa ci fa pensare questa espressione: "Ha fatto bene ogni cosa!” ?

Al ritornello del racconto della creazione nel primo capitolo della Genesi:

Dio vide che era cosa buona.”

Nella traduzione greca dell’Antico Testamento,

c'è la medesima parola “kalos” che significa “buono”, ma pure “bello”.


Cosa ci vuole dire Marco?

Che Gesù sta compiendo una nuova creazione.


Lo stesso significato si ritrova, ad esempio, nel Vangelo di Giovanni

che comincia, come il racconto della creazione, con l’espressione: “In principio”,

e che, nei due primi capitoli, racconta gli avvenimenti di sette giorni, proprio come la Genesi!


Paolo dirà in modo ancora più esplicito:

“Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate;

ecco, ne sono nate di nuove.” (2 Cor 5,17)


La guarigione del sordomuto quindi è la manifestazione di questa nuova creazione.


Torniamo al grido della folla.

Pieni di stupore, dicevano:

"Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!". (ibid.)


Fa udire i sordi e fa parlare i muti.”

Anche attraverso questa espressione Marco ci rinvia al Primo Testamento,

al capitolo 35 di Isaia.

Questo capitolo contiene un invito rivolto al deserto e alla steppa:

Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa.” (Is 35,1) L'invito alla gioia è motivato dal fatto che sta per manifestarsi

la gloria del Signore nella storia del Popolo esiliato.


E come si manifesterà?

“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa.” (Is 35, 5-6)

E ci sarà la fine dell’esilio, il ritorno a Sion.

“Verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.” (Is 35, 10)


La guarigione del sordomuto annuncia quindi la fine dell’esilio dell’umanità!

Il grande ritorno nel Cuore del Padre,

in una “felicità perenne”.


*


Guardiamo allora questi gesti di Gesù che hanno una tale portata. Gesù prende il sordomuto in disparte, lontano dalla folla,

e si fa vicino, molto vicino a lui,

come fecero Elia e Eliseo perché i ragazzi morti riavessero la vita.

Eliseo “pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui,

le mani sulle mani di lui…” (2 Re 4,34)

Infatti, Gesù gli pone le dita negli orecchi,

e fa sì che la propria saliva giunga alla lingua del ragazzo.

Si vede qui quanto l’umanità di Gesù sia il sacramento della vita nuova.

Il Vangelo è molto corporeo!


Gesù, “guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro”,

che è insieme il gemito di Gesù dinanzi alla condizione dell’umanità ferita,

il suo rivolgersi al Padre,

e il soffio creatore che ridona la vita.


Poi, vi è una terza tappa.

Gesù “gli disse: "Effatà", cioè: "Apriti!".” (Mc 7,34)

Marco riporta questa parola al singolare.

La Parola di Gesù si rivolge a tutto l’uomo, non alle sole orecchie e alla lingua.

Tutto deve aprirsi, a partire dal cuore profondo.

È bellissimo!

La nuova creazione è un’apertura dell’uomo!

L’uomo vecchio è chiuso.

Chiuso in sé, chiuso nei confronti degli altri, chiuso nei confronti di Dio.

Gesù è Colui che ricrea aprendo!


E cosa avviene?

“E subito gli si aprirono gli orecchi,

si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.”(Mc 7,35)

Ecco un uomo che ormai è capace di ascoltare e di parlare.

Innanzitutto di ascoltare la Parola di Dio, e di parlare a Dio.

La creatura nuova non è un essere autosufficiente:

Anzi! È uno che ascolta e riceve tutto da Dio

e quindi uno che proclama Dio con la vita e con la lingua.

È un riflesso di Gesù!


*


Mi sembra che possiamo cogliere in questo Vangelo

sia una preghiera che un orientamento per la nostra vita.


Una preghiera.

Chiediamo insieme al Signore di pronunciare il Suo “Effata” su di noi.

La nostra comunità eucaristica ha bisogno dell’”Effata” di Gesù

per diventare una comunità con orecchi ben aperti,

e una comunità in cui si parla a Dio e ci si parla tra noi.


Io pronunzio su di voi a Nome di Gesù: “Effata!”

E lo possiamo pronunziare gli uni sugli altri: “Nel Nome di Gesù, Effata!”

Così l’anno nuovo sarà un anno di nuova creazione.

Non saremo una comunità sorda e muta,

bensì una comunità che ascolta Dio che parla.

Ci metteremo insieme in un atteggiamento di discepoli

di persone capaci di imparare…

è la docilità che è così importante…

Non sappiamo tutto, anzi!

Ma sappiamo che con la Sua Parola il Signore ci creerà di nuovo:

ricreerà noi, ricreerà le nostre relazioni,

ricreerà la nostra missione di preghiera e di testimonianza,

di preghiera e di accoglienza.


*


Ma vi è un altro frutto che possiamo accogliere da questo Vangelo.


Cosa propone oggi la cultura occidentale?

Propone, anch’essa, una nuova creazione!

Ormai siamo padroni della vita che nasce.

Con la “speranza” che un giorno potremo ordinare figli su internet,

scegliendo anche il colore dei loro occhi.

Diventiamo padroni della morte con l’eutanasia.

Allo stesso modo, fin da bambini, potremo decidere se essere maschio o femmina.


Si ricrea l’umanità a immagine delle nostre presunzioni.

Siamo onnipotenti

Con l’obiettivo di eliminare ogni malessere, ogni frustrazione.

Si ricrea un’umanità da cui è esclusa la fragilità…


Ora, noi cristiani, sappiamo che eliminare Dio che è Padre, che è Amore,

è un suicidio collettivo.

Sappiamo che volere essere noi Dio è diabolico,

porta alla eliminazione di chi è debole, di chi è fragile.


Allora, partiremo per una crociata contro il gender?

Il Signore ci invia a strappare quella zizzania?

No!

Allora, che faremo?

Ci adopereremo per far vedere la bellezza della Nuova Creazione, quella vera,

quella che porta non al suicidio collettivo, ma alla vita eterna,

non al diavolo, ma nel Cuore del Padre.


Bisogna far vedere, attraverso la nostra vita, la bellezza della Nuova Creazione.

Perciò permettiamo a Gesù di fare delle meraviglie in noi e tra noi!

Egli non ci chiede di allontanarci dal mondo e dalla sua cultura che elimina Dio,

ma di starvi,

e di lasciarci plasmare insieme da Lui

come Popolo Nuovo, rinnovato dal Suo Amore,

come Popolo in cui si vede che “Dio ha scelto i poveri agli occhi del mondo”,

i quali sono “ricchi nella fede ed eredi del Regno promesso a quelli che lo amano.” (Gc 2,5)


Cos’è la Nuova Creazione?

E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro,

perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa.

Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca

che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.” (Gv 17,22-23)


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