Veglia di Pentecoste
Gv 7,37-39
Il Vangelo a noi offerto in questa veglia di Pentecoste è ambientato nella festa delle Capanne:
una festa di rendimento di grazie per il raccolto,
che era divenuta memoria dell'attraversamento del deserto,
e pure anticipazione festosa delle benedizioni del tempo messianico.
L'ultimo giorno veniva celebrato un rito speciale con una profusione di acqua:
si scendeva nella piscina di Siloe,
poi si risaliva fino al tempio portando brocche colme d’acqua
che veniva riversata festosamente nel santuario.
Si celebrava così la gioia della salvezza!
Con questi fiumi d'acqua viva nel tempio,
si celebrava la sovrabbondanza dell'Amore del Dio d'Israele.
È in questo contesto che Gesù, in piedi, nell'ultimo giorno della festa, grida:
“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me!” (Gv 7,37-38a)
In altri termini, è inutile ormai scendere a Siloe e attingere l'acqua in quella piscina:
“Venite a me…”, dice Gesù,
l'acqua zampilla dal cuore del Messia che è già in mezzo a voi.
Non si tratta più di anticipare le benedizioni del tempo del Messia,
bensì di accogliere, oggi, il Messia che è in mezzo a voi!
Guardiamo bene cosa dice Gesù:
“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me!”(ibid.)
Il nostro compito quindi è di venire a Gesù e di credere in Lui.
E, se andiamo da Gesù e crediamo in Lui,
allora la nostra sete più profonda sarà appagata.
Perché dal Suo cuore zampillano fiumi d'acqua viva.
Questo grido ci fa capire quanto Gesù abbia sete di donarci lo Spirito!
Egli stesso dirà: “E' bene per voi che io me ne vada” … (Gv 16,7)
affinché possiate ricevere il dono dello Spirito.
Così pure la sera del giorno di Pasqua
il primo gesto di Gesù, quando appare agli apostoli, è subito di soffiare dicendo:
“Ricevete lo Spirito Santo…” (Gv 21,22)
Perché questa sete, questa fretta?
Perché Gesù nella sua umanità fa l'esperienza dello Spirito Santo,
e desidera per noi la medesima esperienza,
che è innanzitutto un'esperienza di relazione.
Il dono proprio dello Spirito
è di metterci in relazione, in un modo del tutto nuovo, con Dio e tra noi.
Chiedere lo Spirito Santo
significa accettare di essere messi in relazione con Dio e gli uni con gli altri
in una maniera che non conosciamo ancora…
Lo Spirito non ci rende forti, intelligenti, pieni di discernimento e di pietà
come degli individui autonomi!
Al contrario ci rende forti, perché ci mette in relazione con il Padre,
infondendo in noi la pietà, ispirandoci il timore del Signore,
e questo ci dona discernimento, forza, intelligenza…
Quale segno indicò
la nuova venuta dello Spirito Santo sull’umanità, nel battesimo di Gesù?
Fu la colomba, l'uccello che aveva indicato la fine del diluvio,
la pace, la riconciliazione con Dio, un nuovo rapporto con Dio. (cfr Gen 8,11)
Per Gesù, nella sua umanità, lo Spirito è come “l'ambiente” nel quale Egli incontra il Padre,
è “l'aria” nel quale respira il Padre.
A noi, invece, tanto spesso manca quest'aria…e Gesù ce la vuole donare.
Allo stesso modo, quando Gesù soffia sugli apostoli, il giorno di Pasqua,
per quale missione compie quel gesto?
Per la riconciliazione dell'umanità con Dio, il perdono dei peccati,
il rapporto nuovo, riconciliato, col Padre.
Paolo potrà scrivere nella Lettera ai Romani:
“L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
mediante lo Spirito Santo che ci è stato donato.” (Rm 5,5)
Gesù è venuto a noi, come viene un soccorritore:
fa la respirazione bocca a bocca all'umanità che non ha più soffio,
affinché l'umanità possa di nuovo incontrare il Padre, accogliere il Suo amore e amarLo.
Ma lo Spirito Santo è pure
Colui che ci rende capaci di nuove relazioni tra noi.
Guardate come gli apostoli, prima chiusi, pieni di timore e come paralizzati,
ora escono e offrono il loro più bel tesoro
a quegli uomini che hanno ucciso Gesù
ed sono una grande minaccia anche per loro.
Nel soffio dello Spirito gli apostoli vanno, si danno, si consegnano,
e nel medesimo Spirito si aprono a questi uomini,
accolgono le loro domande,
accolgono la loro fede,
accolgono la loro richiesta del battesimo,
li accolgono!
Là dove c'erano chiusura, paura, ostilità,
lo Spirito Santo fa respirare nella reciprocità!
Davvero il frutto dello Spirito è l'amore reciproco,
è la gioia del vivere insieme,
è la pace nei nostri rapporti,
è la pazienza gli uni verso gli altri,
è la benevolenza scambievole,
è la bontà gli uni per gli altri,
è la fiducia reciproca,
è la mitezza nelle relazioni,
è il dominio di sé nel rapportarsi gli uni con gli altri. (cfr Gal 5,22)
Questo è la Pentecoste!
Una Pentecoste di fuoco!
Il fuoco brucia, distrugge la chiusura, la paura, l'ostilità.
Il fuoco trasmette ardore, amore, riconcilia, unisce.
A ciascuno viene dato in modo unico,
per tessere un'unità nuova tra tutti.
Un'unità che non si chiude in un gruppetto,
ma si allarga subito, offrendo a tutti
questo modo nuovo di rapportarsi gli uni con gli altri.
Davvero Gesù ha sete di donarsi a noi, di farci questo dono,
di offrirci il fiume che zampilla dal suo Cuore!
Allora facciamo felice Gesù, accogliendo questo Suo dono!
Quello che avveniva nel tempio con la profusione dell'acqua
avvenga ora tra noi nel Tempio nuovo che è la Chiesa,
che è la Comunità Eucaristica che formiamo!
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