Domenica della Passione - B
Is 50,4-7 – Fil 2,6-11- Mc 14,1-15,47
In questa domenica delle Palme, in questa domenica della Passione, possiamo camminare con Simone di Cirene, San Simone di Cirene.
Quest'uomo, giudeo, il suo nome ce lo dice, è originario della Libia, era dunque membro della diaspora giudea in terra africana, di una minoranza.
Un giorno, la sua famiglia o lui stesso, ha attraversato il mare, come molti migranti oggi, per venire ad abitare in Israele. Simone ha almeno due figli, Alessandro e Rufus, non ci è detto nulla di sua moglie.
Il vangelo racconta che veniva dai campi, verso le 10, le 11 del mattino: si può immaginare che tornasse dai campi per portare in città i frutti del suo lavoro, le verdure ad esempio. Ed è questo un giorno propizio per il suo lavoro, perché tutti si preparano a celebrare la Pasqua, entro poche ore.
Simone è un uomo robusto, un uomo forte, se no, i Romani non l'avrebbero scelto per portare la croce.
Simone, sembra, non conosce Gesù, non è suo discepolo: è un uomo che passava di là per caso. Forse si era fermato per curiosità, per guardare questo corteo tristissimo, intorno a quest'uomo che porta una croce, questo condannato a morte, che cade più volte sotto il peso della croce: Gesù.
Che cosa vive Simone? Simone è nel suo lavoro quotidiano, del tutto normale, sta andando a vendere la verdura, per poi tornare a casa. Ed ecco che, in queste circostanze molto ordinarie, gli capita la cosa più inaspettata che possa esserci: un soldato romano si avvicina a lui, lo ferma e gli chiede di portare la croce del condannato a morte che è, ancora una volta, caduto sotto il peso del patibolo. Non credo che Simone abbia accettato immediatamente, perché significava affaticarsi, rinunciare al suo lavoro per quel giorno, sporcarsi, sporcarsi anche moralmente, essere considerato egli stesso un condannato a morte, in mezzo ad una folla impazzita, prendere gli insulti, le pietre, e tutta la collera di un popolo e dei sommi sacerdoti che intorno a Gesù manifestano tutta la loro ostilità, tutto il loro odio e con il rischio di rompersi la schiena.
Simone non sa chi è Gesù, non sa che quest'uomo condannato a morte, che cade sotto il peso della croce è il Figlio di Dio, il Redentore del mondo.
Simone non sa che, portando la croce di Gesù, compirà un gesto straordinario, contribuirà alla salvezza dell'umanità.
Non sa che la sofferenza che sta per vivere, in modo così imprevisto, ha un valore infinito.
Lui non lo sa.
Simone accetta … i Romani l'avranno obbligato. E Simone cammina dietro Gesù. Gesù cammina davanti, finalmente liberato dal peso della croce, cammina come può con il suo corpo percorso dal dolore, dopo tutti i colpi ricevuti, dopo la flagellazione dei Romani. E dietro Gesù, cammina Simone, che porta il peso della croce per gli ultimi metri che conducono alla cima del Calvario.
Simone segue Gesù, e segue Gesù che soffre, in quello stesso momento, per salvare il mondo, per aprire il Paradiso, per donarci la Vita eterna.
Ed ecco che essi raggiungono la vetta del Calvario. Simone è liberato da questo peso che all'inizio sembrava una maledizione, ma secondo il racconto di una mistica toscana, Maria Valtorta, è costato a Simone separarsi da Gesù in quel momento. Senza dubbio perché Simone, vivendo quei momenti, vedendo Gesù davanti a sé, nel suo cuore ha percepito qualcosa dell'Amore, del dono di sé di questo condannato a morte, che soffre senza lamentarsi.
Gesù è messo in croce, Gesù morirà sulla croce e Simone sarà salvato, come noi, salvati dalla Croce di Cristo. E Simone scoprirà che ha partecipato a questo grande gesto d'Amore, a questa offerta totale del Cristo, del Figlio di Dio, per noi.
*
Cari fratelli e sorelle, questo Vangelo è molto prezioso. Questo passo del Vangelo è indirizzato ad ogni uomo, ad ogni donna che conosce una prova inaspettata, un colpo duro che non ci si aspettava, che ci cade addosso e che ci sembra una maledizione. E nel tuo quotidiano, all'improvviso, tu ti ritrovi a portare una croce molto pesante che ti schiaccia, che ti getta nella sofferenza. In quel momento, tu sei come Simone di Cirene. Tu non lo sai, ma puoi portare la Croce di Gesù. Tu non lo sai ma puoi partecipare alla Passione di Gesù per la salvezza del mondo. La sofferenza, che è tua, ha in realtà un valore infinito e te ne rendi conto quando apri gli occhi, gli occhi del tuo cuore, e vedi che Gesù cammina davanti a te, verso la Croce e che salirà sulla Croce per te e attraverso la sua morte in Croce, tutto acquista un significato: la tua sofferenza è veramente partecipazione alla Passione di Cristo, che conduce alla Vita, alla Resurrezione.
La Passione di Gesù non è un avvenimento del passato, chiuso in un passato molto lontano. Sì, si colloca storicamente duemila anni fa, esattamente sotto Ponzio Pilato, ma allo stesso tempo la Passione del Figlio di Dio è uno spazio d'Amore aperto, e noi ci entriamo attraverso le sofferenze della nostra vita. E ogni sofferenza, piccola o grande, noi possiamo immetterla in questo grande mistero d'Amore, questo grande gesto d'Amore che salva il mondo, come Simone di Cirene e ancor più come Maria ai piedi della croce, Maria Addolorata presso Gesù abbandonato.
In realtà la Passione di Cristo tu la conosci già perché tu la vivi con i tuoi problemi, le tue sofferenze, i tuoi dolori. E porta alla VITA.
Oggi possiamo affidare a Gesù il nostro dolore, il nostro dolore disperato, il nostro dolore senza speranza ed Egli ci dona la Sua Passione che arde d'Amore ed apre ad una speranza straordinaria, che ci apre, tutti insieme, alla vita eterna, alla vita della Resurrezione.
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