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28 aprile 2024 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel



V Domenica di Pasqua

 At 9,26-31 – 1Gv 3,18-24 – Gv 15,1-8


Perché il mondo conosca il vero sapore dell’Amore divino


In occasione di un pellegrinaggio alla Basilica di Vézelay qualche mese fa,

ho avuto l’opportunità di visitare una vigna, un “grand cru” di Borgogna.

Sono rimasto affascinato dalla presentazione che ne ha fatto il vignaiolo.

Aveva una conoscenza straordinaria della sua vigna,

un'attenzione, una cura, una premura eccezionali.


Era una vigna di alcuni ettari, e lui ne conosceva ogni angolo.

E sapeva che quell’appezzamento di terreno, da un lato di un sentiero,

produceva certi aromi e certi colori,

mentre dall’altro lato, a pochi metri,

lo stesso vitigno produceva qualcosa di diverso,

per via dell'esposizione al sole, del terreno…


Questa esperienza mi ha fatto riscoprire il Vangelo odierno:

Il Padre mio è il vignaiolo.” (Gv 15,1)

Il Padre ci conosce, conosce la Sua Vigna.

Se ne prende cura, con attenzione, con cura, con premura… con amore.


La vigna è un’immagine biblica molto significativa.

La Vigna di Dio è Israele.

Dio se ne prende cura,

per amore e perché essa possa offrire il vino di Dio a tutte le nazioni.

È piccola la Vigna di Dio… ma è essenziale

perché il mondo conosca gli aromi dell’Amore di Dio.


La Vigna del Padre è la Chiesa, siamo noi,

con la splendida vocazione di offrire il Vino Nuovo al mondo intero.

È la bellissima missione della Chiesa:

offrire a tutti il frutto dell’Amore divino,

offrire la gioia del Vino Nuovo a un mondo stanco, triste, violento.


Non fu il primo segno di Gesù, a Cana?

Non poteva essere più chiaro!


Ora, perché il mondo conosca il vero sapore dell’Amore divino,

il Padre lavora nella vigna.

Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia,

e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.” (Gv 15,2).


I vignaioli vi spiegheranno che, per regolare il flusso della linfa

e distribuirlo in maniera omogenea tra tutti i germogli,

bisogna piegare il tralcio verso il suolo.

In Toscana questo si fa con dolcezza, si fa un “archetto”, un piccolo arco,

mentre in altre regioni il metodo è più violento!

Che bella immagine!


Ma torniamo al Vangelo!

Siamo a tavola per la Cena Pasquale, a poche ore dall’arresto di Gesù.

C’è stato il battesimo nell’umiltà di Gesù, la lavanda dei piedi.

C’è stato il dono del Pane di Vita, il più grande amore.

Ora, siamo alla fine, la Passione è imminente,

e Gesù dice: “Alzatevi, andiamo via di qui!” (Gv 14,31).


È l’ultimissima ora.

Sono tutti in piedi, e Gesù consegna le Sue ultime Parole, quelle essenziali:

Io sono la vite, voi i tralci.” (Gv 15,5)

Cosa significa?

Una intimità straordinaria!

Siamo i tralci dell’unica vite che è Gesù.

Gesù non dice: “Io sono il giardino e voi le piante”.

No! Perché questo non esprimerebbe l’intimità reciproca

che Gesù ci rivela e ci offre.


Gesù ci offre di essere in noi e noi in Lui,

di essere con Lui una sola cosa.

Il “rimanere” è il “frutto dell’abbraccio di due libertà,

di due volontà, di due amori,

quello di Dio e quello dell’Uomo.” (Tonino Falcone)


A noi, tralci isolati e tentati dall’individualismo,

- la grande sirena del nostro tempo -

a noi tralci destinati a morire,

viene offerto di essere nutriti dalla linfa del Figlio di Dio!

A noi, poveri tralci malati a causa del peccato,

viene offerto di portare il frutto dell’Amore divino!


È quello che ci dice la Prima Lettura.

Il tralcio Saulo,

pieno di violenza religiosa – la peggiore violenza -,

pieno di odio, capace di torturare e di uccidere,

quando si lascia innestare sulla Vite che è Gesù,

comincia a portare un frutto straordinario!

Che splendida speranza per tutti noi!


Ora, credete che un solo tralcio possa fare del vino?

Per fare del vino ci vogliono tanti tralci,

e ciascuno porta un aroma, un colore, una storia, che arricchisce il vino!

Il Vino Nuovo da offrire al mondo è l’Amore reciproco.

L’abbiamo sentito nella Seconda Lettura:

Qual è il comandamento del Padre?

Non solo “che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo”,

ma, inseparabilmente, che “ci amiamo gli uni gli altri,

secondo il precetto che ci ha dato”. (1 Gv 3,23)

Non solo la fede, ma anche l’Amore reciproco.

Questo fa il Vino veramente Nuovo,

quello che potrà inebriare il mondo

e liberarlo dallo tsunami della cultura di morte!


Non possiamo né lamentarci, né maledire, né giudicare i nostri contemporanei…

Perché la medicina del mondo l’abbiamo noi!

È potente la cultura di morte, è potente l’iniquità, è potente la violenza diabolica,

che tuttora domina nel mondo,

ma se siamo veramente la piccola vigna di Dio

che offre il Vino Nuovo dell’Amore,

entrerà nel mondo la vittora dell’Amore!

Entrerà nel mondo la vittora della tenerezza, la vittora della Misericordia!









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