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14 settembre 2021 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel


Esaltazione della Santa Croce

Nm 21,4b-9 – Gv 3,13-17


La liturgia ci porta oggi nel deserto

nell’ora in cui il Popolo, nauseato dalla manna, parla contro il Signore e contro Mosè.

“Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente,

e un gran numero d'Israeliti morì.” (Nm 21,6)


Come guarirono dal morso dei serpenti?

Guardando verso il serpente di bronzo arrotolato attorno ad un'asta verticale.

“Quando un serpente aveva morso qualcuno,

se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.” (Nm 21,9)


Non si tratta di fare, di correre, di agitarsi.

Bisogna “guardare”.


Il verbo in ebraico è lo stesso che troviamo nel capitolo quindicesimo della Genesi:

Dio condusse fuori Abramo “e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle"

(Gn 15,5)


Si tratta di alzare lo sguardo.

Di lasciare uno sguardo solo umano,

per aprirsi allo sguardo di Dio, al dono di Dio.


È quello che il Popolo spesso non fa.

“Guai a quanti scendono in Egitto per cercare aiuto, e pongono la speranza nei cavalli, (…) senza guardare al Santo d'Israele e senza cercare il Signore.” (Is 31,1)


Bisogna “guardare”.

Aprire gli occhi per vedere il dono di Dio, la promessa di Dio, la tenerezza di Dio.


È quello che la Liturgia della Chiesa ci invita a fare oggi,

alzando lo sguardo verso Gesù crocifisso,

come già il profeta Zaccaria preannunziava:

“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.” (Gv 19,37)



Possiamo anche noi alzare lo sguardo, oggi, alla scuola di Dante,

a settecento anni dalla sua morte.

Ricordandoci che già nel 1321, i monaci della Badia

celebrarono solenni suffragi per Dante, sfidando il Governo della città.

Era al tempo dell’abate Azzone II, grande amico di Dante.


In che modo Dante ci fa guardare alla Croce?

Farò riferimento solo a due canti del Paradiso.


Nel canto XI del Paradiso, Dante fa l’elogio di San Francesco.

Lui e San Domenico sono due “Principi” che la Providenza ha suscitati

perché la Chiesa, la Sposa, non lasci Cristo, ma vada verso Cristo, Suo Diletto.


Francesco, ancora giovane, si sa, si scontrò col padre per una donna: Madonna Povertà.

Madonna Povertà, alla quale nessuno voleva unirsi, come se fosse la morte…


Madonna Povertà è dipinta da Dante

come una vedova che privata del primo marito (Cristo),

era rimasta per più di millecento anni da sola, disprezzata da tutti, fino a Francesco.


Nessuno voleva sapere di Lei.

E Dante aggiunge che non servì a niente

neanche il fatto che si fosse manifestata agli occhi di tutti

come la donna che ebbe la forza, il coraggio di salire sulla Croce con Gesù:

«Nè valse esser costante, nè feroce sì, che dove Maria rimase giuso, ella con Cristo salse in su la croce» (Pd XI 70-72)


Dante ci fa quindi contemplare la Croce

come il momento in cui Gesù è tutt’uno con Madonna Povertà.


Ci presenta in essa l’assoluto spogliamento di Gesù,

come facendo eco alla Lettera ai Filippesi:

“Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.” (Fil 2,6-8)


Di tutto Gesù si è spogliato per te, per me, per noi…

Per ogni uomo, per ogni donna.


Gesù crocifisso è solo Povertà.

Fino a farsi peccato per noi.

Fino a gridare al Padre:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(Sal 22,2; Mt 27,46; Mc 15,34)


Questo canto getta una luce bellissima anche su San Francesco.

Chi è “Madonna Povertà”?

Non è un ideale!

È la Povertà di Gesù Crocifisso.


Quando scegliamo la povertà, non scegliamo un ideale di miseria.

Scegliamo la Povertà di Gesù…

Rinunciamo alla logica dell'“io voglio possedere, per garantire la mia vita”

per essere con Gesù,

nella Sua Povertà,

che è il Suo Mistero di Figlio, la Sua identità di Figlio.


Guardiamo quindi alla Croce, oggi,

come rivelazione, svelamento della vera Povertà,

quella che conduce alla Vita,

che edifica la Comunione,

che porta in Dio.


Carissimi, lasceremo ancora vedova Madonna Povertà?

O ci sarà tra noi chi la sposerà?

C’è tra noi chi desidera veramente la Croce di Gesù in tutta la sua nudità?


*


Vorrei ora prendere un altro canto, questa volta, il XIV del Paradiso.


Siamo al mattino del giovedì 14 aprile (o 31 marzo) del 1300.


Scrive Dante:

«Qui vince la memoria mia lo ‘ngegno; ché quella croce lampeggiava Cristo, sì ch’io non so trovare essempro degno; ma chi prende sua croce e segue Cristo, ancor mi scuserà di quel ch’io lasso, vedendo in quell’albor balenar Cristo» (Pd XIV 103- 108)


Dante si trova nel Quinto Cielo, e vede una forma di Croce.

Due braccia che sono come la Via Lattea.

Come due raggi, percorsi dai lumi, formavano nella profondità di Marte

il segno venerabile (della croce).

E lì, Dante riconosce la sua incapacità di descrivere quello che vede: Qui la mia labile memoria vince sul mio ingegno,

poiché quella croce faceva lampeggiare Cristo

in modo tale che io non so trovare un esempio degno per descriverla.


È troppo luminosa…

La Croce vista dal Paradiso è troppo luminosa, troppo immensa per essere descritta…


Questo ci dice quanto la Croce sia un Amore che oltrepassa la nostra comprensione.

L’abbraccio della Povertà sul legno della Croce

è così risplendente di tenerezza, di misericordia, di splendore… che non troviamo le parole.

Ma chi prende la sua croce e segue Cristo mi scuserà se io rinuncio a rappresentarla,

poiché io vedevo balenare in quel biancore la figura di Cristo.”

Poi, lungo l'asse orizzontale e quello verticale della croce si muovevano dei lumi,

che sono gli spiriti combattenti, che scintillavano intensamente

quando si univano e passavano oltre. I beati, cioè, si muovono lungo la Croce…

non lasciano la Croce… che è la Salvezza, che è la perla del Paradiso

… perché non ci sarebbe Paradiso senza la Croce!


Scegliere la Croce nella sua nudità,

abbracciare la Sapienza della Croce,

è scegliere il Paradiso!

La Croce è l’unica scala che porta nel Paradiso!

Perché la Croce non è separabile dal Volto luminoso di Gesù.


Abbracci la Croce… abbracci Gesù.

Abbracci la tua Croce, abbracci Gesù.

O meglio, è Gesù che ti abbraccia.

Gesù che ti dà vita.

E non vi sei mai solo: vi sono i Beati.

La Croce è popolata di volti amici.

Tutti coloro che hanno seguito e seguono l’Agnello dovunque vada.(Ap 14,4)

E va sempre in Paradiso.

Per la Via dell’Amore.

Per la Via regale della Nudità.


‘Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo’, cominciò, ‘gloria!’, tutto ‘l paradiso, sì che m’inebrïava il dolce canto (Pd XXVII 1-3)


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