Sabato della XXVII settimana del T.O.
Gl 4,12-21 – Lc 11,27-28
Vendicarci?
La Prima Lettura si conclude così:
“L'Egitto diventerà una desolazione ed Edom un arido deserto, per la violenza contro i figli di Giuda, per il sangue innocente sparso nel loro paese, mentre Giuda sarà sempre abitata e Gerusalemme di generazione in generazione. Non lascerò impunito il loro sangue, e il Signore dimorerà in Sion.”
Letteralmente: “Non lascerò senza punizione il loro sangue
che avevo lasciato senza punizione”. (Gl 4,21)
Questo versetto pone la domanda sulla vendetta.
Vendicarsi…
La vendetta parte da una necessità: bisogna rispondere al male.
Se non rispondiamo al male,
il male non viene riconosciuto come tale e cresce, prolifera.
Nei primi tempi della storia d’Israele,
vi era il “go'el”, il vendicatore del sangue,
che doveva uccidere chi aveva ucciso il suo parente.
Man mano, la legge si fa più precisa per arginare la vendetta:
viene ucciso solo chi ha commesso un omicidio volontario.
Poi, con la legge del Taglione, si mettono dei limiti:
occhio per occhio.
Un solo occhio, non due o dieci…
La cosiddetta legge di Santità fa un passo in più:
“Non coverai nel tuo cuore odio contro tuo fratello;
rimprovera apertamente il tuo prossimo,
così non ti caricherai di un peccato per lui.
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo,
ma amerai il tuo prossimo come te stesso.
Io sono il Signore.” (Lv 19,17-18)
Così avvenne per Giuseppe che non si vendicò dei suoi fratelli
o con Davide che non si vendicò di Saul.
Ma questo era valido solo dentro il popolo d'Israele.
Dio educa poi il suo popolo a rimettere a Lui il male,
come spesso fa il Salmista,
come fa Geremia che “affida a Dio la sua causa”. (cfr. Ger 20,12).
A vendicarci sarà Dio.
Ci vuole una risposta al male.
Ma solo Dio sa rispondere al male.
La risposta di Dio al male qual è?
La vendetta di Dio qual è?
È quella di Gesù che prende su di sé il male
di chi lo bestemmia, lo flagella, lo tortura, e lo crocifigge.
“Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.” (Is 53,5)
La vendetta di Dio è fatta di giustizia,
perché portiamo le conseguenze temporali ed eterne dei nostri atti;
di giustizia e di misericordia:
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. (Lc 23,34)
Il male va riconosciuto, confessato.
La pena va scontata,
ma la persona è perdonata, rinnovata, resa alla sua dignità.
"Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".
Ed ella rispose: "Nessuno, Signore".
E Gesù - il vero “Go’el”- disse: "Neanch'io ti condanno;
va' e d'ora in poi non peccare più". (Gv 8,10-11)
L’ultima vendetta di Dio è di ristabilire la persona come persona.
Fino a offrirci di prendere su di sé la nostra pena, per “indulgenza”.
L’ultima vendetta di Dio è di rimetterci in relazione.
L’ultima vendetta di Dio è di ricrearci.
Signore, insegnaci a vendicarci solamente come lo fai Tu !
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