Venerdì della II settimana di Quaresima – A
Gen 37,3...28; Mt 21,33-43.45-46
La parabola che Gesù ci racconta riassume, in modo allegorico, la storia di Israele.
Forse avremmo preferito che la Storia Santa, il cammino dell'uomo con Dio,
fosse un'avventura più armoniosa. La Storia Santa invece è una storia drammatica. Gesù ci parla della crescita della violenza e della ribellione da parte degli uomini scelti da Dio, amati da Dio, i contadini della parabola, i capi del popolo.
Davanti a questa crescita ingiustificabile del male, scopriamo da parte di Dio, un'altra crescita, anch'essa ingiustificabile: quella del dono, sempre più grande.
Dio manda, a più riprese, i profeti, senza stancarsi, e questo è il suo modo di donarsi,
attraverso uomini riempiti di Spirito divino. Ma questo non basta.
Allora Dio va fino in fondo nel dono: offre Se stesso, direttamente;
non più attraverso uomini pieni di Dio, ma come Dio fatto uomo.
Il padrone della vigna manda il proprio Figlio.
Che mistero! Mistero di dono di fronte all'ingratitudine degli uomini. Ad un certo momento, la tensione tra la crescita della ribellione umana
e la crescita della generosità divina raggiunge un punto critico,
un culmine: è la Croce, insieme il massimo del peccato e il massimo del dono. Di questo grande mistero possiamo custodire nel cuore, oggi, una conseguenza:
là dove c'è la violenza dell' uomo, ci sarà sempre un dono più grande da parte di Dio.
Là dove il peccato abbonda, sovrabbonda la grazia. (cf. Rm 5,20)
Solo la fede può vedere la storia in questo modo.
Oggi, in Ucraina, c'è una madre che vive sotto i bombardamenti e non si trasferisce altrove al sicuro, perché suo figlio disabile non sopporterebbe di lasciare la casa...
Là dove cresce la violenza, Dio risponde mettendo il Suo amore nel cuore di una madre.
Noi cristiani, dobbiamo essere testimoni di questa Luce divina in mezzo alla Croce.
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