Mercoledì della II settimana di Quaresima
Ger 18,18-20 – Mt 20,17-28
Vittime della pazienza di Dio
Sono già due settimane che abbiamo iniziato il nostro percorso quaresimale.
Oggi possiamo chiederci:
“Come va il digiuno? Come va la preghiera? Come va la condivisione, la carità?”
Non è un percorso facile.
Perché digiunare, in qualunque forma,
ci mette in una condizione di bisogno, di mancanza.
La preghiera ci fa entrare nella gratuità, nel silenzio di Dio.
E la condivisione ci spiazza, destabilizza le nostre abitudini, il nostro comodo.
Sarà niente in confronto a quello che vivono
i nostri fratelli e sorelle di Siria, di Turchia, di Ucraina.
Ma rimane esigente per noi.
Se ci siamo davvero incamminati su questa via,
non può non venire una strana impressione di vuoto, di nulla, di smarrimento…
Il profeta Geremia, nel capitolo quindicesimo,
dice di essere “vittima della pazienza di Dio”,
(trad. TOB francese: «victime du silence (de Dieu)»)
letteralmente: “Non togliermi dalla terra a causa della tua pazienza”.
La pazienza di Dio, il tempo di Dio, il famoso “terzo giorno” ci costa.
Dice il Libro delle Lamentazioni:
“È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore.” (Lam 3,26)
Non fu l’atteggiamento di Giacomo e Giovanni:
Volevano avere subito la sicurezza dei primi posti nel Regno di Gesù.
E Gesù non li rimprovera per questo loro desiderio,
ma fa loro capire che non si può condividere la Sua Gloria senza bere al Suo Calice,
al Calice della Sua Passione.
Per risorgere, bisogna acconsentire ad essere con Gesù e con Maria
“vittime della pazienza di Dio”, del silenzio di Dio, dell’abbandono di Dio.
Come potrà il Signore compiere meraviglie nella nostra vita,
se le vogliamo compiere noi prima di Lui, senza di Lui?
Bisogna acconsentire a quel vuoto, a quel silenzio.
Viverlo con Gesù abbandonato.
Allora la Risurrezione si dispiegherà in noi, per il bene di tanti.
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