Venerdì XXXI settimana del T.O.
Fil 3,17-4,1 - Lc 16,1-8
Gesù ha appena esposto le tre parabole della Misericordia
affinché i farisei e gli scribi capiscano
perché “accoglie i peccatori e mangia con loro”. (Lc 15,2)
Gesù li vuole liberare dalla prepotenza, dal giudicare, dallo stimarsi giusti…
Ma vuole pure liberarli da un altro tarlo.
I farisei godono ottima reputazione, sono molto religiosi.
Ma sono “amici del denaro” …
Non hanno capito l’uso giusto, santo, del denaro.
Vi ricordate come reagirono all’insegnamento di Gesù?
“I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose
e si facevano beffe di lui.” (Lc 16,14)
Eppure… che dono splendido!
Che luce nell’insegnamento di Gesù sul denaro!
E' molto chiaro, soprattutto nella parabola odierna.
Si tratta di un amministratore disonesto che sperpera i beni del padrone,
e che ha appena saputo che è stato accusato,
che deve render conto della propria gestione e che sarà licenziato. (cf Lc 16,1-2)
Di lì a poco non disporrà più dei beni di cui aveva l’amministrazione.
Cosa fa un amministratore disonesto in questa situazione?
Il più delle volte, poiché è disonesto, cerca di rubare,
approfittando delle ultime ore in cui i beni sono ancora a sua disposizione.
Ne intasca il più possibile… perché a breve non avrà più niente!
Ora, Gesù parla di un amministratore disonesto molto speciale, molto furbo!
Lui non ruba…
Ma usa le ultime ore del suo potere di amministratore in vista del dopo!
Si fa degli amici che lo accoglieranno quando si ritroverà a non avere più nulla.
Si dà da fare per alleggerire il debito dei poveri, il fardello dei poveri,
e loro si prenderanno cura di lui!
Ecco la sua scaltrezza:
usare i beni a lui affidati non per goderne nell’immediato,
ma in vista del domani.
Questo è l’uso giusto, santo, del denaro.
Perché noi siamo esattamente nella situazione di questo amministratore.
A noi sono stati affidati da Dio dei beni:
la vita, il creato, le relazioni, i beni materiali tra cui i soldi.
E, come per l’amministratore della Parabola,
viene presto il momento in cui, avendo noi come umanità sperperato i doni di Dio,
ci ritroveremo senza più niente nell’ora della morte.
Quindi, si tratta di usare i beni, tutti i beni,
non per goderne nell’immediato,
ma in vista del nostro futuro, in vista della vita eterna.
“Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta,
perché, quando questa verrà a mancare,
essi vi accolgano nelle dimore eterne.” (Lc 16,9)
Facciamoci degli amici con i nostri soldi,
doniamo ai poveri, condividiamo…
e sono questi poveri che ci accoglieranno nelle dimore eterne!
Si tratta di essere bravi negli investimenti.
Quanto noi, umanità di oggi, siamo bravi nell’investire!
La finanza ha attirato a sè una quantità smisurata
di intelligenza, di tecnologia, di sapere…
Ma sono investimenti per avere più potere e più ricchezze che ci saranno tolte…
Non ne resterà nulla!
Gesù, invece, ci invita a investire in vista della vita eterna.
Si tratta di vivere secondo la verità di quello che siamo,
e che Paolo ci ha ricordato oggi:
“La nostra cittadinanza, la nostra πολίτευμα, infatti è nei cieli.” (Fil 3,20)
Perché vivere come se fossimo solamente cittadini
di questo mondo che passa?
Siamo “figli della luce”…
ma dobbiamo essere furbi come i “figli di questo mondo” (cf Lc 16,8)
che sono appassionati di investimenti…
Se ci diamo da fare per alleggerire il debito dei poveri, il fardello dei poveri,
saranno loro che ci apriranno il Cielo.
La porta del Cielo è la condivisione dei beni materiali e spirituali…
È l’amore reciproco che si incarna!
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