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24 dicembre 2023 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel



NATALE DEL SIGNORE

Messa della Notte

Is 9,1-6 – Tt 2,11-14 – Lc 2,1-14


La pace vera viene dall’Alto.


Vorrei iniziare leggendovi un’epigrafe risalente all’anno 9 a.C.

Parla di una nascita

“che ha conferito a tutto il mondo un aspetto diverso:

(il mondo) sarebbe andato in rovina,

se in colui che ora è nato non fosse emersa una felicità comune (…)

La provvidenza, che divinamente dispone la nostra vita

ha colmato quest’uomo, per la salvezza degli uomini,

di tali doni da mandarlo a noi e alle generazioni future come salvatore (…)

Il giorno natalizio del dio fu per il mondo l’inizio dei “vangeli” a lui collegati.

A partire dalla sua nascita deve cominciare un nuovo computo del tempo.”

(citato da: Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, ed. Rizzoli 2012, pagina 72)


Di chi si tratta ? Di Augusto ! Di Cesare Augusto.

Augusto significa “l’adorabile”…


Il racconto di Luca, lo capite bene, è quindi una provocazione formidabile.

Ci dice che il vero salvatore non abita nei palazzi di Roma, pur bellissimi.

Il vero Vangelo non è la “pax romana”, pur straordinaria.

Il vero salvatore si trova in una grotta.

La vera pace non si fa con le armi e neanche con il solo diritto:

essa viene dall’Alto.

Letto nel contesto di quest’anno, ci dice una cosa essenziale:

la pace vera viene dall’Alto.

La riconciliazione tra i popoli, tra individui, quella vera,

avverrà nella misura in cui l’umanità si lascerà riconciliare con Dio.

Questo ci sprona a pregare perché tutti gli sforzi di pace del nostro tempo

si radichino nel dono di Dio, per essere veramente fecondi.


La pace la chiediamo anche per noi in questa notte.

Facciamo attenzione ad un particolare di questo vangelo:

è un vangelo notturno.

Una luce divina si manifesta nella notte.

A Natale è quindi inutile venire con le nostri luci artificiali.

Possiamo venire con tutte le notti del nostro cuore, della nostra vita,

e con tutte le notti della vita dei popoli.

Veniamo come siamo.

È nelle tenebre che Dio viene, che nasce Dio.

Siamo come i pastori: ci lasciamo raggiungere dall’angelo

e avvolgere da una grande luce.


Cosa ci annuncia l’angelo?

Qual è la sua prima parola? “Una grande gioia”.

Vi evangelizzo una grande gioia: il Vangelo è essenzialmente gioia.

Gioia per chi? Per tutto il popolo.

È una caratteristica fondamentale del Vangelo: è gioia per tutti.

Se lo riduciamo a una gioia solo per pochi, non è più Vangelo.


Gioia, poi, per la nascita di un bambino nato “per noi”.

Qualcuno è nato per te…

C’è qualcun altro sulla terra che sia nato per te? No!

È l’unico! Il Dio bambino è tuo, è nostro!


E da che segno lo si riconosce?

Ci sono tanti bambini!

Un neonato è sempre affascinante, attraente

per la sua bellezza, nella fragilità.


Questo bambino lo si riconosce dal fatto che è stato deposto in una mangiatoia.

Vuol dire che fin dalla sua nascita si dona a noi come cibo.

Si riconosce dal modo in cui si dona a noi.

È l’unico al mondo che si doni così.

Anche i discepoli di Emmaus lo diranno:

Lo si riconosce dal suo donarsi come pane.

Bisogna essere come l’asino e il bue!

Come dice Isaia, riconoscono il loro padrone

… perché egli dà loro da mangiare! (cf Is 1,3)

Riconosciamo il nostro Signore dal suo amore.

Il Dio che non è amore non è Dio: è una proiezione delle nostre paure.


Cosa avviene allora?

Avviene uno spettacolo che mai si riprodurrà nel Vangelo.

Solo i poveri dei campi di Betlemme lo videro e lo sentirono:

il canto corale di una moltitudine di angeli qui, giù, di fronte a loro,

nei campi, in piena notte.

Uno spettacolo più bello di tutti gli shows artistici dei nostri tempi.


Il primo canto natalizio, l’hanno cantato gli angeli prima di noi!

Hanno cantato, hanno proclamato due cose.


La prima è che la nascita di Dio nell’uomo non è una vergogna per Dio.

È gloria di Dio!

Perdersi, abbassarsi, umiliarsi non è vergogna: è gloria!

Questa notte Dio manifesta la sua gloria.

Così lo canta Sant’Alfonso de' Liguori

nel suo famoso canto “Tu scendi dalle stelle”.

“Tu lasci il bel gioir del divin seno,per venire a penar su questo fieno.”

Questo è la gloria di Dio!

La seconda cosa che proclama il canto degli angeli

è che questa nascita ha un frutto essenziale:

lo Shalom di Dio, la pace di Dio viene sulla terra.

Se la accogliamo, è molto di più della pur straordinaria pax romana.

È una pace che trasforma i cuori e le relazioni.

A chi viene offerta?

A tutti gli uomini, perché tutti sono oggetto della benevolenza di Dio.

Allora, lasciamola scendere nei nostri cuori…

Che siamo noi i primi a lasciarci disarmare!


Carissimi, quando si sente quello che sta avvenendo in Ucraina, a Gaza,

nello Yemen, in Siria, in tanti paesi dell’Africa…

Quando si pensa ai drammi legati ai cambiamenti climatici, alle ingiustizie, alla fame…

Quando si pensa allo smarrimento totale dell’Occidente massonico, il cui Vangelo ora è l’eutanasia…

Possiamo ancora cantare la gioia del Natale?

La risposta è semplice!

Non è mai stato così necessario cantare al mondo la gioia del Natale,

perché il mondo ne ha più che mai un immenso bisogno.

Così che finalmente capiamo tutti che in nessun Altro vi è salvezza

se non in questo Bambino.


Gesù Bambino,

oggi, noi, qui, abbiamo ancora una Chiesa;

oggi, qui, abbiamo ancora la libertà di culto.


Siamo tra i più privilegiati di questa terra di lacrime.

Ti presentiamo il dolore del mondo,

e ti preghiamo perché tutti, riconoscendo in Te il Salvatore,

siano liberati dalla paura e depongano le armi.


Gesù Bambino, sei Tu e Tu solo l’Adorabile.











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