Giovedì della III settimana di Avvento
Sof 3,14-18a – Lc 1,39-45
Bisogna portare nel nostro grembo la città
Il brano del Libro di Sofonia che abbiamo ascoltato oggi
ci offre una bella teologia della storia.
Si rivolge alla città, alla città ribelle e impura, alla città che opprime.
Una città che non ascolta la voce di Dio.
Il ritratto è severo:
i suoi capi sono leoni ruggenti,
i suoi giudici sono lupi di sera che non hanno rosicchiato al mattino.
I suoi profeti sono uomini fraudolenti.
I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge.
Il Signore, però, instancabilmente, richiama la città alla verità, alla giustizia…,
Ogni mattino il Signore dà il suo giudizio.
Ma la città non conosce vergogna, non sa pentirsi.
Basterebbe guardare attorno per vedere quali disastri procuri l’empietà…
Ma non li vedono.
E Dio pensava: "Almeno ora la città mi temerà, accoglierà la correzione!
Ma invece si sono affrettati a pervertire di nuovo ogni loro azione”. (cf Sof 3,1-7)
La città è sorda.
È divenuta autoreferenziale.
Adora i suoi idoli.
Ha perso il senso di Dio.
Allora cosa fa Dio?
Cosa deve fare Dio?
“Mi leverò per accusare…”.
È l’ora dell’ira ardente di Dio, che purifica la città:
“Allontanerò da te tutti i superbi gaudenti, dice Dio alla città,
e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte.”
E Sofonia ci rivela quello che succede allora:
“Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero".
Un popolo umile e povero che ha una caratteristica:
confida nel nome del Signore. (cf Sof 3,8.11-12)
A questo popolo umile e povero,
Sofonia proclama: “Rallegrati, grida di gioia, esulta e acclama con tutto il cuore!”
(cf Sof 3,14)
Perché esultare?
Perché il Signore ha revocato la condanna della città,
ha disperso il suo nemico.
Ma c'è di più.
La città si rallegra perché scopre che ha un Re,
e questo Re è il Signore stesso che sta in mezzo ad essa.
Il popolo umile e povero è pieno di gioia,
non ha più nessuna paura
perché il Signore, suo Dio, è in mezzo alla città.
E la profezia di Sofonia diviene un canto d’amore!
Cara città, il Signore gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore!
Cara città, il Signore esulterà per te con grida di gioia. (cf Sof 3,15-17)
*
Carissimi, cosa ricavare da questo affresco storico?
L’urgenza di ascoltare.
Ogni mattino il Signore dà il suo giudizio: va ascoltato! (cf Sof 3,5)
Dobbiamo aprirci insieme alla visita di Dio.
Ed essere i servi di questa visita.
In questo Natale, il Signore vuole visitare tanti cuori,
anzi… tutti i cuori.
E noi siamo i servi di questa visita natalizia.
Lasciamoci visitare, come Elisabetta nel Vangelo odierno,
per trasmettere agli altri la gioia di Dio.
Bisogna portare nel nostro grembo la città, ogni suo abitante,
per trasmettere a tutti la vita di Dio, la gioia di Dio.
Lasceremo passare Dio?
Lasceremo passare la Sua Misericordia, la Sua gioia, la Sua speranza?
Siamo i suoi angeli, cioè i suoi messaggeri.
Siamo i pastori,
siamo servi del Vangelo della gioia di Dio,
perché la città ritrovi la gioia di esistere per Dio.
Esistere insieme per Dio… non c’è niente di più bello!
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