VI Domenica del T.O
Sir 15,15-20 – 1 Cor 2,6-10 – Mt 5,17-37
“Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate,
perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine". Poi diceva loro: "Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno,
e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze…” (Lc 21,9-11)
Guerre, pandemie, terremoti, …
sono i sintomi di un creato malato, gravemente malato.
Il no a Dio, quello di Adamo ed Eva, e di tutte le generazioni, il mio ed il tuo,
non può non diffondere sconforto, odio, violenza, squilibri,
nella famiglia umana e nell’intero creato.
“A nessuno Dio ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare.” (Sir 15,20),
abbiamo sentito nella Prima lettura.
Ma Dio ha voluto, ha creato, la nostra libertà, a rischio di perderci.
E ci perdiamo, quando la nostra vita diviene un no all’Amore,
quando con la nostra vita diciamo:
“Voglio essere autonomo, voglio essere il dio della mia vita.”
E più l’umanità pretenderà di essere la sorgente della vita
e la misura di ogni cosa, più soffriremo.
Il no a Dio non può non diffondere onde di odio.
Penso alla foto, così dolorosa, di un babbo
seduto sulle macerie del terremoto in Siria,
che tiene la mano della figlia sepolta sotto le macerie.
E negli stessi giorni, il Presidente Zelenzski
chiede aerei per la guerra.
Chiede, dice, “le ali della libertà”.
Qanti altri papà e mamme vedremo tenere la mano dei figli sepolti
sotto le macerie dei bombardamenti?
Gesù, dove andiamo? Che facciamo?
Come vivere questo momento storico?
Paolo ci parla oggi della Sapienza della Croce,
che vince con l’Amore.
Rendici sapienti di quella Sapienza!
E Gesù ci risponde col Vangelo odierno.
Avete sentito: “Non ucciderai”? Questa rimane La Via.
Non pensare né dire mai che i comandamenti del Primo Testamento sono ormai decaduti.
Al contrario, proclama con la tua vita
che sono la Via della guarigione e della liberazione per l’umanità ferita dal peccato.
Sono la Via, e, come già le Beatitudini ci hanno insegnato,
Gesù ci chiama ad andare molto più lontano su questa medesima Via.
Non si tratta solo di non uccidere,
ma si tratta di non permetterci una sola parola di ingiuria, di disprezzo,
un solo gesto di violenza, a casa, in comunità, al lavoro o sulla strada. (cf. Mt 5,21-22)
La Legge non è più solo un divieto, che ci condanna quando disobbediamo.
E sempre disobbediamo, e siamo condannati.
Gesù, prendendo su di Sé il peccato e la morte, ci ha aperto la Via dell'amore.
In Lui la legge non è più condanna, ma vita.
Gesù ha reso possibile, per chi vive in Lui, con Lui,
per chi Lo lascia vivere in sé,
una libertà ed una creatività nell’amore che sono straordinarie.
Fa sbocciare l’amore là dove regnava il sospetto e la diffidenza.
E lo stesso si può dire della castità.
Non ha cambiato la legge che ci dice di non appropriarci del corpo dell’altro,
usandolo come strumento per il nostro piacere sessuale. (cf. Mt 5,27-30)
Ma su questa via, ha aperto la possibilità,
per chi lascia Gesù vivere in sé, della castità:
amare e rispettare.
Amare e togliersi i sandali dinanzi al mistero dell’altro. (cf. Es 3,5)
Il sesso, la libido, non hanno più l’ultima parola:
Gesù, nello Spirito Santo, ci rende capaci di un amore profondo, che rispetta l’altro.
E così pure della verità.
Non ha cambiato la legge che dice: “Non giurerai il falso”.
Ma ormai, se lasci Gesù vivere in te,
non hai più bisogno di giurare,
per dire che, questa volta, non c’è menzogna nel tuo parlare.
Gesù ci rende capaci di essere veri
gli uni con gli altri, sempre. (cf. Mt 5,33-37)
Trasforma così i nostri rapporti interpersonali.
Misericordia, Castità e Verità.
Ecco i tratti dell’Amore che Gesù fa sbocciare sulla terra.
Ecco le ali della libertà.
Ecco l’unica nostra Legge.
All’irrompere della violenza, opporremo questo Amore che vince
e che apre le porte dell’Eternità.
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