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10 aprile 2022 Badia Fiorentina Fr. Antoine-Emmanuel


Domenica delle Palme

Is 50,4-7 – Fil 2,6-11 – Lc 22,14-23,56


Cos'è la crocifissione di uno – o di tre – dinanzi alla barbarie delle stragi in Ucraina,

alla violenza ripugnante e sacrilega di Boutcha, Irpin, Mariupol?

Cos'è la crocifissione di uno dinanzi alla Shoah o agli orrori del Comunismo ateo del XX secolo?

Sembra che le onde di terrore, di orrore, vengano immancabilmente a spezzare le speranze della terra.


Non potremmo dire che la tortura, la crocifissione dell'innocente Gesù di Nazareth

non è che una pagina dolorosa

di un libro in cui non si contano più le pagine orrende?

Orrende più che mai oggi, perché, se la diffusione delle informazioni è salutare,

la diffusione di immagini sordide è un tumore che danneggia chi le guarda.


Quante pagine diaboliche nel libro della storia… solo diaboliche… amaramente diaboliche…


Perché fare memoria della crocifissione di uno,

quando sono a milioni i crocifissi della storia?

Perché chi fu crocifisso, la vigilia del grande sabato della Pasqua dell'anno 30 del I secolo, è Dio.

Non è uno dei tanti messaggeri inviati da Dio e crocifissi in molti modi;

non è solo un profeta dell'amore messo a morte: è Dio.


Dio non ha fatto grandi discorsi per consolare l'umanità devastata dal nemico della natura umana:

è sceso in questa distruzione.


Dio non fa la predica agli aguzzini e una carezza alle vittime dall'alto del cielo,

che lo mette al riparo dal sangue:

è disceso nella strage.

È stato contato tra i criminali, ci dice il Vangelo odierno.

Disceso in persona.

E non è mito: è storia.

Il colmo dell'orrore l'ha vissuto perché Egli, che è l'Amore creatore, creativo,

è entrato nel non amore distruttivo che sfigura l'umanità.

Non ci sarà mai dolore più grande nella storia.

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Sal 22,2)

Io che sono Dio, che sono Dio Amore, Dio Figlio di Dio Amore,

eccomi nel non essere, nel non amore, nelle tenebre diaboliche, dove non ci sono più volti.


E, là, Gesù Figlio di Dio ha teso la mano a tutti gli aguzzini e le vittime,

offrendo loro una vita oltre ogni speranza, una misericordia insperata.

Mario Luzi mette sulle labbra di Gesù queste parole:

“Padre, mi hai mandato a vincere la vittoria della morte.”

Il buon ladrone è il primo di una schiera immensa di salvati,

infinitamente sorpresi dalla piena della Misericordia Divina.

“Oggi con me sarai nel paradiso.” (Lc 23,43)

La tua pena capitale, la tua morte vergognosa, la trasformo in varco verso il Paradiso.


Allora non c'è situazione, non c'è pagina dell’attualità nella quale Gesù non sia presente

per essere, proprio lì, la via del Paradiso.

“Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia.” (Rm 5,20)

Come dice ancora Mario Luzi:

“Il bene e il buono fioriscono talora nell’infima lordura.”

Ecco perché era giusto oggi inneggiare a Gesù con i rami ed i canti.

Perché in Lui viene offerta la fioritura della speranza in ogni dramma della storia.

Egli solo apre la speranza al mondo.

“Il mondo è aperto in un solo posto, dice Romano Guardini: in Gesù Cristo.”


È con questa speranza nel cuore che offriamo oggi questa Eucaristia,

perché fiorisca la pace sulla terra.

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